ANTICO STATUTO DELLA CONFRATERNITA SOTTO IL TITOLO DELLA CONCEZIONE IMMACOLATA APPROVATO DA FERDINANDO IV IL GIORNO 9 OTTOBRE 1778

1. Essendo il fine di ciascuna sacra adunanza la maggior gloria di Dio e della Vergine Santissima, il proprio spiritual profitto ed il bene del prossimo, i confratelli perciò saran tenuti ogni sera recitar la corona colla propria famiglia, in tutte le domeniche, solennità della Vergine, ed altri dì festivi solenni, intervenire la mattina in Congregazione, ed assistere a tutti gli esercizi di pietà, preci devote ed altre sacre funzioni che di faranno, come altresì in tutte le sere del venerdì dell'anno, e nella festività della Vergine confessarsi e comunicarsi.

2. Ma perché la Congregazione non ha rendita se non un capitale di docati settantasei al cinque per cento, e pochi alberi di olivo che solo si affittano carlini quindici, che non bastano per cera, olio, e festività della Vergine, perciò sarà tenuto per dare saggio della sua carità il fratello contribuire in ogni mese un grano all'esattore, che ne terrà registro nei libri dei conti, e chi trascurerà pagarlo per un anno si reputi contumace, e perciò privo dei suffragi, e volendo pagar la contumacia ciò possa farsi pagando l'attrasso che deve. L'elezione dei nuovi Officiali che si farà nel primo giorno di Capo d'anno, come sono Priore, e due Assistenti, cioè primo e secondo Assistente, precedente avviso al Priore che termina l'anno nel suo officio, nominerà tre fratelli dei più probi e timorati di Dio, e questi bussolarsi tra fratelli con voti secreti un dopo l'altro, e chi di questi tre avrà maggior numero di voti, cioè uno di più dalla metà dei fratelli congregati, resterà priore, e non sortendo farà altra nomina sin tanto che sortirà canonicamente l'elezione suddetta, e sortendosi parità di voti si derimi sulla sorte. E lo stesso metodo dovrà tenersi per il primo e secondo assistente, dovendo il segretario distribuire ai fratelli due segni, uno denotante voto inclusivo e l'altro esclusivo. Ai quali nuovi eletti si darà il possesso col canto del “Te Deum”. Il novello priore col parere dei suoi assistenti nominerà il depositario, l'esattore e due dazionali per la misura dei conti dei passati amministratori, confirmandosi questi con la maggioranza dei voti secreti dei fratelli e che non osti niuna eccezione. Nomineranno ancora un Sacerdote probo che dirigga in quanto allo spirituale, che sarà anche incluso ai voti secreti di tutti i fratelli, o maggior parte di essi, ed essere amovibile, ad nutum degli stessi fratelli, il quale affatto non possa ingerirsi negli affari temporali della Congregazione.

3. In quanto al governo economico e civile, il Priore niente farà da se, ma se sarà affare d'importanza radunerà la Congregazione e proporrà il tutto ai congregati, dai quali sarà risoluto colla maggioranza dei voti dei medesimi ciò che sarà di espediente, con ogni rispetto e venerazione del luogo, e se sarà di poco momento la comunicherà ai soli officiali quali risolveranno ciò che stimeranno più opportuno. Il depositario poi non farà alcun pagamento, se prima quel che si dovrà spendere non sia discusso in pubblica congregazione, e dopo che il mandato sarà firmato dal priore, da uno degli assistenti e segretario; ed in mancanza del priore, da questo e da ambi gli assistenti trattandosi di maggior somma di carlini dieci, ma se minore si farà il mandato con l'intelligenza dei soli officiali, e facendo il contrario che resti significato dai conti.

4. Ogni fratello che starà in corrente col pagamento del grano, morendo avrà i soliti suffragi d'officinazione e Messe secondo il solito stabilito in detta Congregazione. E finalmente le suddette regole si devono leggere dal segretario in pubblica congregazione in ogni prima domenica di ciascun mese, affinché ogni fratello ne avesse piena notizia per il buon governo e suo e della Congregazione.

(1) Stralcio dell'antico Statuto riportato in: Fernando Scozzi, “Melissano società, economia, territorio fra ‘800 e ‘900”, Ed. del Grifo, Lecce..