Parrocchia della B.V.Maria del Rosario

M e l i s s a n o

 

CHIESA DELL'IMMACOLATA

 

CENNI STORICI SULLA CONFRATERNITA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE

 

Non si conosce la data di fondazione della Confraternita, che con ogni probabilità sarà sorta nel contesto della diffusione della devozione verso l'Immacolata, che ha caratterizzato i secc. XVII-XVIII. Dagli atti della prima Visita Pastorale di Mons. Antonio Sanfelice risulta che nel 1706 vi era già in Melissano la Chiesa dell'Immacolata, edificata laddove precedentemente vi era un'antica Chiesa dedicata a San Pietro. Non è pertanto fuori luogo ipotizzare che la Confraternita sia sorta tra la fine del sec. XVII e gli inizi del secolo seguente.

Fin dalla sua costituzione, “ la Confraternita era proprietaria di pochi alberi di olivo che solo si affittano carlini quindici e di un capitale di docati settantasei al cinque per cento che non bastano per cera, olio e festività della Vergine; quindi ogni fratello per dare saggio della sua carità versava, mensilmente, un grana all'esattore”. La regolarità con i pagamenti delle quote mensili permetteva ai confratelli defunti di usufruire dei “soliti suffragi di officiazione e messe secondo il solito stabilito in detta Congregazione”. Come le altre Confraternite, infatti, anche quella di Melissano si occupava della sepoltura e dei riti funebri che insieme alle preghiere dei confratelli e all'intercessione dell'Immacolata contribuivano alla salute dell'anima e infondevano sicurezza dinanzi all'incognita della morte.

Al Priore e ai due Assistenti, eletti dai confratelli il primo giorno di ogni anno, mediante “voti secreti” e previa lettura delle norme statutarie, competeva l'amministrazione della Confraternita. I nuovi eletti assumevano l'ufficio con il canto del “Te Deum” e quindi procedevano alla nomina dell'esattore, di due razionali e del depositario. Per gli affari di una certa importanza, comunque , il priore era tenuto a “radunare la Congregazione e proporre il tutto ai congregati dei quali sarà risoluto colla maggioranza dei voti dei medesimi”. All'assemblea dei confratelli competeva, inoltre, “la scelta di un sacerdote probo che dirigga in quanto allo spirituale, amovibile a richiesta degli stessi fratelli, il quale affatto non possa ingerirsi negli affari temporali della Congregazione”. Uno Statuto, quindi, improntato alla massima democrazia, alla netta separazione degli affari temporali dall'aspetto spirituale, ad una specifica distinzione dei ruoli degli amministratori, regole straordinarie se confrontate con la realtà economica e sociale di una Comunità che viveva ancora in pieno feudalesimo, senza istituzione comunale né autorità civile che non fosse il feudatario di turno. L'Associazione, pertanto, non rappresentava solo un mezzo per assicurasi suffragi e sepoltura, ma svolgeva anche un ruolo di aggregazione sociale permettendo ad un certo numero di confratelli di disimpegnare le funzioni previste dallo Statuto e quelle inerenti la titolarità della chiesa dell'Immacolata, la cui costruzione risale, probabilmente, alla seconda metà del 1600. La prima attestazione ufficiale della sua esistenza si deve, comunque, al vescovo di Nardò, mons. Antonio Sanfelice, il quale nella Santa Visita effettuata a Melissano nel 1719, “visitò la chiesetta dell'Immacolata Concezione, l'altare e le suppellettili sacre” (3).
L'altare maggiore (simile agli altari laterali dell'antica chiesa parrocchiale) è di chiara impronta settecentesca, anche se edificato nel 1816: sul basamento si impostano due colonne che reggono una trabeazione con timpano e ovale contenente un dipinto di Madonna con Bambino. Il riquadro centrale, dove è posta l'immagine dell'Immacolata, è impreziosito da stucchi floreali; il tabernacolo, con porticina dorata, risale al 1921. L'epigrafe sul frontespizio ricorda, inoltre, che nell'anno del Signore 1866, il lavoro, la carità e la devozione del popolo demolirono e riedificarono la chiesa . (4) Occorreva un tempio più grande e ciò fu probabilmente ottenuto costruendo la prima campata e la navata laterale; fu comunque conservato l'altare maggiore ed il muro perimetrale cui era appoggiato l'antico Calvario prospiciente Via Campo di Fiori. La navata principale, nelle sue linee essenziali, è divisa dalla laterale da due pilastri con capitelli che si richiamano all'ordine toscano ed archi a tutto sesto evidenziati da una cornice. Sulla cantoria è posto un antico organo a mantici (del quale si ignora l'autore) probabilmente commissionato dopo l'ampliamento dell'edificio.
Il frontespizio, che presenta una quota inferiore per la parte relativa alla navata laterale, è costituito da due ordini suddivisi da una trabeazione: il primo è scandito da cinque lesene (con capitelli toscani) che inquadrano le porte: la maggiore è sormontata da una mensola, mentre sulla minore è posto un finestrone. Sul secondo ordine si apre, invece, una grande lunetta che illumina la navata principale. Il campanile, a vela, contiene due campane, dal caratteristico suono argentino, fuse nel 1898.

L'edificio così ricostruito, fu visitato da mons. Giuseppe Ricciardi nel 1901 che lo descrisse come si vede attualmente, compreso l'altare ed il dipinto della Vergine del Carmine che risalgono, quindi, al periodo dell'ampliamento della chiesa.

Nel 1866 fu inoltre ingrandito il sepolcro dei fratelli, ricavato tra il pavimento della sagrestia e la pendenza naturale del terreno ed utilizzato, mediante deposizione delle salme attraverso due botole, fino agli ultimi decennidel 1800. A quel periodo risale la costruzione del vecchio cimitero che, facendo venire meno uno dei motivi di adesione alla Confraternita, causò una diminuzione degli iscritti tanto che agli inizi del secolo scorso, mons. Giuseppe Ricciardi, constatava che “il numero dei fratelli è in decadenza, ridotti a quasi cinquanta”. (4)

Per superare le difficoltà, le Confraternite dei Comuni limitrofi costruirono immediatamente le proprie cappelle cimiteriali, accogliendo in questo modo nelle proprie fila, per fede e per necessità, la maggior parte degli abitanti dei rispettivi paesi. La Confraternita di Melissano, invece, sia per la carenza di risorse finanziarie che per lo scarso interesse dei responsabili, fu in grado di farlo solo dopo circa trenta anni dall'apertura del nuovo cimitero, quando ormai si era affermato l'uso della costruzione di cappelle di famiglia. Ciononostante si registrò un incremento degli iscritti per cui il vescovo Nicola Giannattasio affermava, nel 1914, che “ la Congregazione ha 80 fratelli e 179 sorelle”, anche se questo non portò ad un miglioramento della situazione finanziaria dell'Associazione la quale, “non avendo beni di sorta – rilevava lo stesso presule – in tutto dipende dal priore, Sig. Saverio Panico, il quale identifica la sua persona con quella della Confraternita”. (5)

In realtà l'Associazione possedeva l'oliveto riportato nel primo Statuto, al quale nel 1940 si aggiunse un vigneto che Giuseppe Corvaglia fu Giosuè donò alla Confraternita legandolo alla celebrazione di messe, panegirico e settenario in onore dell'Addolorata. Ma, data la tenuità delle rendite dei due fondi, le modeste entrate della Confraternita consistevano, soprattutto, nel ricavato delle questue e delle quote di iscrizione dei confratelli alle offerte dei quali si ricorreva per il culto dell'Immacolata protagonista, secondo la tradizione orale, di avvenimenti straordinari (6) legati alla bellezza della statua.(7) Gran parte della storia dell'Associazione ruota, infatti, intorno a questa immagine che ha suscitato sentimenti di profonda devozione e di costante impegno per la cura della chiesa Lei dedicata.

Nel corso degli anni, infatti, sono stati effettuati diversi interventi, alcuni dei quali discutibili, ma sempre finalizzati a mantenere l'edificio in condizioni ottimali, cosicchè si può affermare come fece il vescovo Ricciardi agli inizi del secolo scorso che “l'oratorio è conservato al culto merce l'oblazione ed il concorso dei confratelli”.(8) Questo, a prescindere dal seguito avuto dall'Associazione in una realtà particolare come quella melissanese, è uno dei meriti principali della Confraternita che rappresenta una delle poche testimonianze della storia religiosa e sociale della Comunità. La stessa ha visto recentemente aumentare il numero di adesioni, segno che dopo circa tre secoli le motivazioni che portarono alla sua fondazione non sono del tutto superate e vanno anzi arricchite di nuovi obiettivi in linea con la mutata realtà dei tempi.

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IL VECCHIO STATUTO
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